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Carlo Cottarelli

di Silvia Giordanino

Numero 222 - Luglio-Agosto 2021

L’analisi del grande economista sullo status attuale della nostra economia e sulle possibili prospettive legate agli sviluppi politici e sociali. Ma soprattutto a noi stessi…


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“Inferni & Paradisi” è il calzante titolo a 700 anni dalla morte di Dante della diciottesima edizione del Festival Passepartout organizzato dalla Biblioteca Astense Giorgio Faletti con l’appoggio della Città di Asti e della Regione Piemonte, e con la direzione scientifica di Alberto Sinigaglia. Come al solito presenti ospiti di grande caratura, -taglio-tra i quali l'economista Carlo Cottarelli, che incontriamo presso il Teatro Alfieri dove, insieme ad Antonio Rinetti, ha presentato la sua nuova opera “All'inferno e ritorno. Per la nostra rinascita sociale ed economica” (Feltrinelli). Il libro di Cottarelli analizza come il mondo sta affrontando la peggiore crisi economica dalla Seconda guerra mondiale, e si pone al confine tra il mondo che crolla e il mondo che verrà dopo. Perché, nel mondo, proprio in Italia il Covid ha avuto conseguenze così importanti, soprattutto con immediati riscontri? “Il forte impatto iniziale del Covid 19 sulla sanità italiana è dovuto a tre fattori: età media molto avanzata della nostra popolazione; inquinamento ambientale (particolarmente nella valle padana), basti pensare che la pandemia si è manifestata in Italia prima che in molti altri paesi europei, cogliendoci pertanto impreparati. Ma la nostra efficienza sanitaria è stata positiva, la nostra reazione è stata buona. Ci sono da tempo segnali di ripresa.” Una ripresa che investe anche il campo economico? “La crisi generata dal virus ha avuto una manifestazione anche economica (2019-2020), che si è innestata sulla crisi che si era precedentemente formata. Il risultato è stato quello di generare un azzeramento, o comunque, una forte riduzione delle attività economiche.” Il nostro debito pubblico in questi ultimi anni ha fatto un grande balzo in avanti. Si temeva un forte rialzo dello spread ma non si è verificato: questo grazie agli interventi della Banca Centrale Europea oppure le agenzie di rating stanno lentamente mutando il loro concetto negativo sull’economia italiana? “La finanza, e di conseguenza le agenzie di rating, colgono immediatamente le tendenze dei mercati, quindi non si tratta di un cambio di “concetto”, ma di matematica. La BCE non ha immediatamente reagito alla crisi economia indotta dal covid (ha impiegato nove mesi prima di intervenire) perché non dispone della necessaria agilità di movimento, che invece è tipica della Banca Centrale Americana, che ha reazioni immediate. Il suo intervento è comunque stato veramente efficace, anche se tardivo. Grazie agli aiuti della BCE, che ha portato soldi ed acquistato tutte le nuove emissioni del nostro nuovo debito pubblico, il nostro rating e lo spread sono rimasti quasi invariati.” Cosa dobbiamo aspettarci? “Si tratta senza dubbio di un rimbalzo temporaneo, che dovrebbe comunque generare una ripresa verso la fine del 2021 e inizio 2022. Bisogna comunque tenere conto che gli interventi della Banca Centrale Europea verranno ridimensionati in un futuro non troppo lontano, solo allora capiremo se la nostra ripresa è effettiva.” Quindi possiamo sperare che L’Italia non sarà più il fanalino di coda dell’Europa e sempre sotto osservazione? “La ripresa nei paesi UE sarà generale, ma i tempi e i modi in cui questa si presenterà, saranno legati a molte variabili, troppe per poter fare ora attendibili previsioni per i singoli paesi. Sono certo, comunque, che la possibilità di una reale ripresa è nel nostro DNA. Spetterà a noi tirare fuori le unghie al momento giusto.” E per quanto riguarda l'inflazione? “Se l’inflazione sale troppo aumentano gli interessi del nostro debito pubblico, quindi l’economia ne risente negativamente; se l’inflazione tende a zero l’economia ristagna.-taglio2- Il limite del 2% dell’inflazione annua è dunque l’esatto punto di equilibrio per tutti i paesi UE, ma questo indice può variare da nazione a nazione per fattori contingenti. Un’inflazione bassa e ben controllata è comunque utile a tutti.” Lei ha messo in evidenza che il debito di una nazione è formato da due componenti – debito pubblico e debito privato. Ha, altresì, auspicato che il paragone con il PIL di una nazione venga effettuato con la somma dei due debiti, e non solo con il debito pubblico. Perché ciò non avviene? “L’Italia, avendo un forte debito pubblico, e uno privato molto meno consistente, risulterebbe agevolata dall’utilizzo di questo indice cumulativo. Personalmente ritengo che le agenzie di rating utilizzino solo il debito pubblico in quanto più facilmente individuabile, più pericoloso e, tutto sommato, per adeguarsi alle esigenze dei mercati.” Dunque il Covid19 può paradossalmente considerarsi un fattore positivo per la nostra economia? “Certamente ha messo tutti i paesi sul medesimo piano di partenza, azzerando di fatto le forti disparità pre-esistenti. Ma dobbiamo chiederci: questo è un elemento sufficiente per giustificare una possibile e duratura ripresa economica? Certamente no, è elemento utile, ma non sufficiente. Per alimentare una ripresa economica reale bisogna agire sui nuovi investimenti di capitale, sia pubblici, che privati, ed avviare le tanto auspicate riforme (giustizia, fisco, burocrazia, scuola, ecc.) che da anni stiamo attendendo.” Lei come si spiega questa politica “attendista” su misure così importanti e cruciali? “Che bisognerebbe partire con la riforma della nostra mentalità. Offrire pari opportunità (per sesso, età, condizioni sociali) e premiare la meritocrazia sono il primo grande passo. Questo comporta la riforma della politica relativa anche agli asili nido, allargandola e fornendola a tutte le regioni e ad ogni ceto sociale, liberando così molte energie. La riforma della scuola è anche questo un passo indispensabile. Abbiamo bisogno di giovani preparati e che non siano obbligati ad espatriare per trovare lavoro.” La sinistra chiede reintroduzione delle tasse di successione. Crede che questo sarà elemento sufficiente per rimettere in carreggiata i nostri conti? “Certamente no, richiamo al riguardo l’affermazione che ha fatto Draghi, e cioè che questo non è il momento di prendere più soldi, ma di spendere.” Qual è la portata politica di questa affermazione? “Anche in questo caso bisogna prendere la questione alla larga. Per prima cosa bisogna combattere l’evasione fiscale. Questa non è una frase fatta, ma una cosa reale, un’improrogabile necessità. Gli italiani devono capire che quando si evadono le imposte si rubano dei soldi, non allo Stato, come tutti credono, ma a chi le imposte le paga. Non bisogna dimenticare che lo Stato, in teoria, con il prelievo fiscale prende dei soldi per ridistribuirli in opere pubbliche e servizi. È un semplice collettore e ridistributore, appunto. Solo quando gli italiani lo capiranno potremo realizzare una efficiente lotta all’evasione fiscale.”





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