“Maledizione” è il nuovo singolo di Francesco Sgrò, capace di scrivere ed interpretare la sua musica sempre con mille nuove sfaccettature
Un artista che immagina la sua musica, la colora, la dipinge per farla diventare vera, tangibile. “Maledizione” è il suo nuovo album che racconta, attraverso un’atmosfera onirica ma al tempo stesso di rassegnazione un messaggio di grande frustrazione nei confronti delle relazioni e del mondo esterno. Maledizione è un po' come una medicina che ti guarisce e ti fa prendere le distanze dal mondo.-taglio- Pochi giorni prima del lockdown, Francesco Sgrò debutta con il suo singolo d’esordio, “In Differita”. Per l'uscita del video, inserito dalla rivista DLSO tra i 20 video più belli del 2020, il suo sito si trasforma in un mini-gioco di love coaching in cui l'utente può testare le proprie abilità amorose. Il 18 settembre 2020 esce il suo secondo singolo, “Le Piante”, e per l'occasione il suo sito diventa un’immaginaria rivista di botanica con annesso il test "Che fiore sei?". Oggi presenta il suo nuovo singolo. Francesco ama giocare, con la musica, con le parole, con quelle idee che lo rendono originale e diverso dagli altri. Noi lo abbiamo incontrato e siamo entrati nel suo magico mondo. Il video del tuo nuovo singolo è emblematico, e contiene una marea di citazioni. La tua è una musica che va vista oltre che sentita? “Le canzoni che più mi piacciono e che più mi piace scrivere sono piene di immagini alle quali l’ascoltatore si aggrappa. Utilizzo dei sostantivi, degli aggettivi, che sono più visibili per l’ascoltatore ai quali si può visivamente aggrappare. La canzone arriva prima attraverso la vista.” La tua canzone parla di un’adolescenza maledetta. C’è qualcosa di autobiografico? “Sì, sicuramente c’è molto della mia adolescenza. Ma “Maledizione” è anche un’imprecazione, un modo per ribadire dei confini che non sono stati messi. Prendere le distanze da cose esterne che tendono ad invadere il proprio campo. L’esigenza di stamparsi una propria carta d’identità è tipica nel periodo dell’adolescenza. È un gesto nuovo di indipendenza.” I tuoi singoli che sono usciti nell’ultimo anno fanno parte di un progetto unico? “Fanno parte di un unico lavoro. Mi sono affidato anche ad un unico regista per i tre videoclip. C’è una continuità certamente. Il primo singolo è uscito in concomitanza con il primo lockdown. Questo periodo però mi ha messo un freno. -taglio2-Mi sono ripromesso di non far uscire il cd se non finirà questa pandemia, nel frattempo continuerò a proporre dei singoli. Questo perché non avrei l’opportunità di suonarlo e quindi di presentarmi al pubblico per farmi conoscere davvero.” Il covid ha rivoluzionato il mondo dello spettacolo. Potrebbe essere questo, però, un nuovo modo di fare musica? “Probabilmente sì, io non ho un termine di confronto. Sono un’esordiente non ho mai avuto un’esperienza prima di tutto ciò. Di sicuro sono arrivato a 30 anni senza far sentire la mia musica, pur scrivendola da quando ne avevo 15, ora ho davvero voglia di cantare, è un’esigenza per me.” Sei un artista a 360 gradi, hai molta fantasia e coinvolgi l’artista in tanti modi diversi. Da dove nascono queste idee? “Quello è il lato più divertente del mio lavoro, quello creativo. Questa è stata la mia ancora di salvezza. Quando mi sento giù, per esempio, adoro leggere libri o guardare film di fantascienza, mi aiuta ad evadere a pensare attraverso l’immaginazione. E nel lockdown la fantasia mi ha aiutato. Piuttosto che attaccarmi alla canna del gas (ride) mi sono attaccato all’arte che come una droga e che non fa mai male.” Ti sei definito cantautore domestico. Cosa significa? “È una definizione che vuole sdrammatizzare la mia autobiografia. Mi sento un “perdente” ma mi piace dirlo ridendo. Questo perché ho passato tanti anni senza cantare, o meglio ho cantato in casa, solo per me a volte. La mia voce deve ancora nasce, espressiva sì ma fino a un certo punto. Mi sento in essere, in divenire. La parola cantautore è un po' imponente per me e quindi quel casalingo mi aiuta a sentirla un po' mia. Per me i cantautori sono Guccini, Dalla De Gregori, dei maestri per me.”