Intervista con il cantautore tornato sulle scene con il singolo “Kebrat”, che racconta la vera storia di una migrante eritrea per denunciare un’odiseea terribile troppo spesso dimenticata
In una scena musicale dove a volte sembrano dominare la trap e le canzoncine scacciapensieri, c'è ancora chi crede nel valore delle parole in musica. -taglio-È il cantautore Nando Misuraca, che ha da poco pubblicato un nuovo singolo dal titolo “Kebrat”, dedicato alla migrante eritrea la cui storia è stata raccontata nel libro “Lacrime di Sale” di Pietro Bartolo. Noi lo abbiamo intervistato per scoprire qualcosa in più della sua musica d'autore votata all'impegno sociale.
Come nasce il singolo “Kebrat”? È una storia vera, giusto?
“È nato dalla lettura del libro 'Lacrime di Sale' del dottor Pietro Bartolo, ex medico di Lampedusa, in prima linea nell'accoglienza e la cura dei migranti, oggi Europarlamentare. Ricordo di essere stato letteralmente, folgorato dalle storie di vita di quegli uomini e quelle donne. Quando vivi nella pace e nell'agiatezza non ti rendi conto di come l'esistenza possa essere cruenta e rocambolesca. La storia della ragazza eritrea, Kebrat appunto, è stata, in assoluto, la storia che più mi ha colpito, ci ho visto la vita che, una volta tanto, sconfiggeva la morte e fioriva.”
Per scrivere il testo ti sei consultato con Pietro Bartolo, il medico che per primo ha raccontato questa storia?
“Non c'è stato bisogno perchè il testo prende spunto dai suoi scritti, quindi un mix di quei pensieri contenuti nel libro da me rielaborati e filtrati con la mia sensibilità sono serviti per arrivare alla stesura definitva del brano. Ho mandato al dottor Bartolo il provino in acustico e lui ne è stato, da subito, entusiasta. Non finirò mai di dirgli grazie per la fiducia che mi ha dato. Per me, da un uomo come lui, conta tanto.”
Come descriveresti la portata emozionale di questo brano?
“Ho concepito questo brano come un microfilm di poco più di quattro minuti. È nata prima la sceneggiatura, nella mia mente, poi, al pianoforte, ho composto la parte musicale. La canzone è formata da due tempi ben distinti che portano l'ascoltatore nella storia. L'obiettivo era quello di trascinare tutti, me compreso, su quel gommone improvvisato in mezzo al mare, con la gente ammassata su, dalla sua partenza, alla tormenta disperata, al dolore che porta dentro di sé ogni speranza, per un futuro migliore aggrappato ad un raggio di sole che, prima o poi, arriverà a baciare nuovamente la faccia.”
È vero che in “Kebrat” c’è anche un tocco di Lucio Dalla? Ci spieghi meglio?
“È un pezzo Dalliano, metricamente e ritmicamente ispirato alla sua lezione artistica anche se, devo ammetterlo, è nato così istintivamente, non l'ho cercato. Lucio è da sempre uno dei miei Maestri ed in questo brano, da subito, avevo avvertito la sua presenza. Poi ho avuto l'idea di campionare la sua voce ed è partita, ossessiva, la ricerca di un frammento della sua voce che potesse integrarsi col mio brano. Potete immaginare la difficoltà di far combaciare tutto. Tempo, armonia, melodia. Poi, dopo ore di ascolti ho individuato in una versione live di 'Se io fossi un angelo' le frasi che fanno parte della canzone. Montati sulla canzone, magicamente, si sono fusi con la mia canzone. Forse è un suo regalo a me per amarlo così tanto.”
Lucio Dalla, con la sua arte e il suo impegno, è un tuo punto di riferimento? Quali sono gli altri?
“Dalla era un genio puro ed è il Sommo artista per me, anche se non l'ho conosciuto. Seguito a ruota da Lucio Battisti che ritengo il miglior musicista del pop italiano di sempre. -taglio2-Chi invece ho conosciuto e che mi ha notevolmente ispirato è Goran Kuzminac. Posso dire che lui mi ha cambiato la vita, è stato un amico, mi manca tanto per questo, ma soprattutto un Maestro ed io mi considero, tutt'ora suo allievo di bottega. Altri grandi ispiratori sono De Andrè, Fossati, Gaber, Ivan Graziani e, perchè no, il Baglioni degli anni ‘80-‘90.”
Pensi che il cantautorato italiano di oggi abbia bisogno di riscoprire l’importanza della parola che si fa veicolo anche di impegno sociale, oltre che di poesia?
“Il cantautorato italiano vive di parola e di contenuto. Senza non esiste, guai a smarrire questa strada. Purtroppo spesso, nei giorni nostri, diventa autocelebrazione o, peggio ancora, si spaccia per musica d'autore i brani scritti per gli artisti televisivi-pop che , tutto sono, meno che cantautorato. È un momento molto confuso, figlio dei tempi che viviamo.”
Pensi che lo streaming possa facilitare la scoperta e la fruizione della musica, anche quella non considerata mainstream?
“Lo streaming oggi è il canale di distribuzione per eccellenza. Permette di essere presente e ricercabile da chiunque in ogni istante. Ma bisogna lavorare duro per essere visibili, c'è una scissione tra pubblico giovane e persone mature, ognuno ascolta prodotti differenti e, senza un'adeguata comunicazione ed un percorso artistico coerente, fatto di live e prodotti artistici degni, potresti diventare un piccolo fenomeno da baraccone o finire nell'oblio senza essere notato. Il confine è labile ed è nostro dovere educare i giovani. Oggi l'artista, come dico sempre ai miei clienti-assistiti, è il primo imprenditore di sé stesso e dev'essere abile ad investire in maniera mirata per la sua crescita professionale.”
“Kebrat” farà parte del tuo nuovo album “Inconsapevoli eroi”? Ci puoi già anticipare qualcosa di questo progetto?
“Si, è il terzo estratto dal disco dopo 'Mehari Verde' ed 'Anime Bianche' . Come nei precedenti singoli racconto storie vere italiane, legate a delle tematiche di natura sociale. Gli 'Inconsapevoli eroi' sono persone comuni che si sono distinte , nel loro operato inconsapevole ,appunto, per dare un messaggio all'intera società. Sono degli eroi della porta accanto, semplicemente perchè, vivono proiettandosi sugli altri, e non ranicchiati nell'egoismo. Poi scoprirete chi sono i personaggi che mi hanno ispirato e perchè”
Come definiresti questa fase del tuo percorso artistico?
“Importante e di utilità. Sono finalmente al servizio della gente ed è questo ciò che ho sempre desiderato fare. Considera che dirigo un'etichetta discografica indipendente, la Suono Libero Music, che aiuta e produce artisti emergenti, collaboro con Cgil Fillea per progetti volti alla sicurezza sui luoghi di lavoro ed il triste fenomeno delle morti bianche, dirigo la pagina musicale di un quotidiano e di un magazine mensile dove intervisto artisti, giro le scuole per discutere coi ragazzi su tematiche di legalità e creatività. Insomma mi metto a disposizione degli altri e credo non sia mai tempo perso.”
Un sogno che vorresti realizzare (e ci suoi svelare)?
“Se ho aiutato qualcuno con le mie canzoni o il mio operato civile ho già realizzato il mio sogno. Spero di poter continuare a farlo, sempre di più.”