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Bologna

di Yvonne Carbonaro

Numero 237 - Febbraio 2023

La “dotta” e la “grassa”


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Si chiamava Felsina al tempo degli Etruschi, Bononia quando fu città romana, quindi Bologna. Nel Medioevo fu libero comune e sede dello Studium, la prima università del mondo occidentale. È in questa fase che la città si riempie di torri, più di 100. Avevano una funzione gentilizia, quasi una gara tra le potenti famiglie locali a costruire la torre più alta, e militare, -taglio- di difesa durante le contese interne alla città oltre che dagli attacchi di nemici esterni. Nel tempo molte sono state abbattute e oggi ne restano circa 22, tra cui celeberrima la Garisenda, che appare mozzata dato che una parte crollò, e la vicina degli Asinelli. Dal ‘500 la città fu la capitale settentrionale dello Stato Pontificio. Nella Basilica di San Petronio Carlo V fu incoronato Imperatore da Papa Clemente VII. Durante la seconda guerra mondiale subì gravi bombardamenti, fu centro della Resistenza contro i nazisti e la Repubblica di Salò. Oltre le torri, un’altra peculiarità è costituita dal susseguirsi di portici costruiti dal XII secolo fino a oggi. Agli inizi dell’anno 1000, per aumentare gli spazi abitativi vennero ampliati i piani superiori con la creazione di “sporti” (sporgenze) in legno sorretti dal prolungamento delle travi portanti del solaio o da mensole dette "beccadelli". Con il tempo gli sporti aumentarono in grandezza e fu necessario sostenerli con colonne. Dal 1288, per far fronte all’affluenza di studenti e alla crescente necessità di abitazioni, un bando del Comune li rese obbligatori determinandone ampiezza e modalità di manutenzione a carico dei proprietari degli immobili. Sono oggi considerati Patrimonio Mondiale UNESCO. La presenza ininterrotta nel tempo di tanti giovani, dovuta alla prestigiosa università e ai tanti centri di studi, oltre a meritarle fin dal Medioevo l’appellativo di “la dotta”, rende il luogo vivace di iniziative culturali e ludiche, di bar, ristoranti e locali sempre affollati. La musica è di casa e vi hanno avuto i natali tanti cantautori e musicisti: Dalla, Morandi, Guccini, Carboni, Cremonini, ma anche le tendenze più avanzate dal rock al punk e le nuove sperimentazioni. I turisti amano esplorare il centro e perdersi nell’enorme spazio della Piazza Maggiore dominata dalla statua del Nettuno e circondata da palazzi storici. Il più antico, dopo quello del Podestà, è detto di Re Enzo. Enzo, re di Sardegna, figlio amatissimo dell’imperatore Federico II, catturato dai Bolognesi nel corso della lunga lotta tra i comuni e il papato contro l’impero, dunque tra guelfi e ghibellini, vi rimase ostaggio per 23 anni fino alla morte. Il padre non riuscì mai a farlo liberare.-taglio2- Vi condusse comunque piacevole vita con la sua corte tra musica, poesia (era poeta della scuola siciliana) e belle fanciulle. Fu sepolto dai Bolognesi con grandi onori nella prestigiosa Basilica di San Domenico. In occasione di “Bologna 2000 Città Europea della Cultura”, venne rappresentato un grande spettacolo con più di 100 attori: “Enzo Re - tempo viene chi sale e chi discende” musicato da Lucio Dalla. Oltre alla citata cattedrale di San Domenico intitolata al santo che qui fondò il suo ordine monastico e qui morì, la città conta su altre importanti chiese tra cui San Francesco. Il patrono di Bologna è San Petronio vescovo, ricordato anche come figura civica di spessore dato che garantì alla città un periodo di pace e prosperità dopo le invasioni barbariche. La cattedrale di San Petronio si eleva grandiosa nella Piazza Maggiore con la facciata incompiuta e presenta uno spazio interno grande quasi come quello di San Pietro a Roma. Ricca di opere d’arte, da una ventina di anni è balzata nelle pagine di cronaca a causa delle minacce di terroristi musulmani intenzionati a distruggere il grande affresco in cui Maometto è rappresentato nudo, riverso al suolo, con il corpo squartato e martoriato da un demone cornuto che lo afferra per la testa e lo lega con dei serpenti. Come dal racconto dantesco, vi è raffigurato Lucifero al centro dell’inferno. Palazzo Accursio, sede del Comune, e gli altri edifici formano un insieme storico armonioso, sia per gli interventi cinquecenteschi del Vignola sia ottocenteschi del Rubbiani, che volle arricchirli di merli secondo il gusto eclettico neo-medievale proprio dell’epoca. Bologna è anche detta “la grassa” dato che da antica tradizione coltiva il gusto di cibi molto conditi a base di carni di maiale, strutto, mortadella, burro, panna. Oltre ai dolci zuppa inglese all’alchermes e il tirami su, tra i piatti tipici eccellenti ricordiamo la lasagna verde con il ragù, i tortellini in brodo, le tagliatelle e tortelli di varie forme e farcitura. Si possono acquistare pronti da cuocere presso “Sfoglia Rina” in via Castiglione che oltre al ristorante propone per l’asporto pasta fresca di vari formati e dolciumi tipici come la “pinza”. Si trova in via Castiglione e colpisce, soprattutto la domenica, la fila lunghissima in attesa di accedere per pranzare.





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