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Big Data, luci e ombre

di Silvia Giordanino

Numero 227 - Febbraio 2022

Con un click acquistiamo un biglietto, mostriamo il green pass o facciamo un’operazione bancaria, magari autenticandoci con dati biometrici. Grazie a cellulari e pc siamo costantemente “profilati”, e andrà sempre peggio. Siamo pronti a trasformare queste conoscenze in opportunità e non in rischi?


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Oggi l’informatica e in particolare l’intelligenza artificiale pervade la nostra quotidianità. Programmi di machine learning “ingoiano” ed elaborano un numero spaventoso di dati (i cosiddetti Big Data), che tutti noi contribuiamo a generare, molte volte a nostra insaputa, quando passiamo sotto una telecamera, attraversiamo un casello autostradale con telepass, facciamo una ricerca o una pratica su Internet, interagiamo sui social, condividiamo la nostra posizione, etc.-taglio- Pensiamo alla potenza di calcolo di cui sono dotati i nostri dispositivi cellulari; sono già ora diventati un prolungamento della nostra identità. Rispetto a tutto questo intervistiamo il professor Renato Grimaldi, docente di “Tecniche di ricerca e robotica educativa”, che svolge la sua attività di ricerca presso il Laboratorio di simulazione del comportamento e robotica educativa “Luciano Gallino” nel Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino. Professor Grimaldi, ci presenta i robot dei quali parleremo? “Nel 2019 Il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino ha istituito il Laboratorio di simulazione del comportamento e robotica educativa “Luciano Gallino”. Il prof. Gallino, che è stato emerito di sociologia presso il nostro Ateneo, già nel 1984 aveva dato vita al Laboratorio di Intelligenza Artificiale presso il CSI-Piemonte, dando prova di saper vedere con quarant’anni d’anticipo gli sviluppi dell’informatica e dell’impatto che questa avrebbe avuto sulla società. Il Laboratorio Gallino si è dotato di robot rivolti principalmente all’insegnamento nei corsi di studio di Formazione primaria (futuri insegnanti della scuola elementare) e di Scienze dell’educazione (futuri educatori). Sono oggetti programmabili e dotati di sensori capaci di muoversi in ambienti sconosciuti; ad esempio se trovano un ostacolo lo rilevano e quindi possono mettere in atto protocolli per evitarlo e continuare così con il loro cammino. Si pensi al Rover che si muove su Marte e che non può essere telecomandato in tempo reale dato che i segnali Terra-Marte impiegano dieci minuti ad andare e altrettanti a tornare. Sono quindi strumenti importanti per sperimentare il pensiero computazionale e formare i futuri insegnanti ed educatori e quindi a cascata, i loro futuri allievi. Le acquisizioni più recenti del nostro Laboratorio hanno riguardato social robot antropomorfi (con sembianze umane) come Pepper e Nao; sono macchine dotate di intelligenza artificiale e capaci di riconoscere l’interlocutore, rilevarne l’età, il genere e soprattutto lo stato emotivo. Sono parametri questi molto importanti per trasformarli – mediante un’opportuna programmazione – in Intelligent Tutoring Robot, ossia partner importanti dell’insegnante in campo educativo e, come vedremo, anche come attori nei processi di cura.” Hanno avuto un ruolo durante questo difficile periodo pandemico? “Durante il primo lockdown, quello della primavera 2020, Nao ha avuto un impatto importante in particolare nel mondo della scuola, quando è stata necessaria la Dad. -taglio2-Questo robot ha svolto un ruolo fondamentale su di un apposito canale Youtube, nell’ambito del progetto chiamato appunto “La quarantena di Nao”, rendendosi utile non solo per la didattica, ma anche a livello sociale per riuscire a mantenere anche a distanza i rapporti umani. Pepper, (in collaborazione con l'ASL di Asti), invece, si è “specializzato” nell'anamnesi che precede la vaccinazione anti Covid-19, segnalandola immediatamente al medico.” Se si dovesse fare una classifica parlando di ricerca nel campo dell'Intelligenza Artificiale, quale posto occuperebbe l'Italia in Europa e a livello mondiale? “I poli mondiali dell’Intelligenza Artificiale si trovano attualmente negli Usa e in Cina; in Europa ci dobbiamo rifare principalmente alla Gran Bretagna, alla Germania e alla Francia. I nostri talenti – e non sono pochi – sono sovente all’estero. Proprio in questo semestre universitario, il Laboratorio Gallino ha chiamato come visiting professor il prof. Angelo Cangelosi, docente a Manchester di Machine Learning and Robotics. Cangelosi – nativo di Alcamo, in provincia di Trapani – ci ha portato le conoscenze che ha sviluppato nel suo Laboratorio di robotica cognitiva in UK e accoglierà a breve due nostri dottorandi per uno stage di sei mesi. E’ molto importante che i giovani facciamo esperienza all’estero per poi portare in Italia i risultati del loro studio. Non dobbiamo perdere opportunità come è successo in passato; ricordo che all’Olivetti di Ivrea è nato uno dei primi personal computer, anticipando i progetti dei laboratori californiani che si sarebbero consolidati in seguito come colossi informatici. Ma abbiamo anche eccellenze stabilmente radicate in Italia che si sono affermate nel mondo e che portano avanti la ricerca e l’industria legata alla robotica; è il caso della Comau di Grugliasco, nell’area metropolitana di Torino, azienda leader nella progettazione e costruzione di braccia robotiche. Tale impresa ha negli ultimi anni investito molto in educazione mettendo sul mercato e.DO, un braccio robotico educational (che abbiamo anche nel Laboratorio Gallino), importantissimo sia per l’insegnamento delle materie STEM (tecnico-scientifiche) sia per comprendere il funzionamento dell’industria 4.0. Non dimentichiamo poi che la Presidenza del Consiglio ha individuato Torino come sede principale per l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A).” Un ultimo messaggio ai nostri lettori? “Cito Luca Sambucci – esperto di cybersicurity – ai bambini che lo interrogarono sul futuro prossimo disse: “I robot si prenderanno cura di noi ma anche noi dobbiamo prenderci cura di loro”.”





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