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Battere forte

di Antonino Ianniello

Numero 252 - Luglio-Agosto 2024

Ispirata e determinata, nella musica come nella vita, entriamo nel mondo musicale della batterista Cecilia Sanchietti


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Cecilia Sanchietti, apprezzata drummer italiana divisa tra la tranquilla Svezia e la sua Italia, dopo gli album ‘Dark Blue’, ‘La terza via - The third side of the coin’ , ‘Postcard from Gamla Stan’, ‘Live at Fasching, ‘Argento’, ‘Pink’, ecco arrivare, -taglio- sul mercato, per la drummer Cecilia Sanchietti insieme allo ‘New Swedish Quintet’ il quinto album. Il titolo del disco è ‘Colours’ prodotto dall’etichetta ‘Parco della Musica Record’ in collaborazione con l’Istituto Italiano di cultura a Stoccolma e l’Ambasciata di Svezia a Roma. In questo ultimo disco della ‘New Swedish Quintet’, oltre alla batterista e compositrice italiana, nonché band leader, hanno fatto parte Alberto Pinton (Sax Tenore, Clarinetto, Clarinetto basso e flauto), Lutte Berg (chitarra elettrica), Adam Forkelid (piano) ed al contrabbasso due artisti di livello come Pär-Ola Landin e Mauritz Agnas. Cecilia, parlaci di te… «Sono una batterista professionista in un percorso di crescita musicale e personale. Ho suonato la batteria dall’adolescenza e il pianoforte per qualche anno. Ho studiato e suonato molti generi: rock, cantautorato, funk/dance, teatro. A 30 anni ho incontrato l’ethno jazz, noto anche come world music… e la mia vita ha preso la piega decisiva. Ho lasciato il mio lavoro precedente e le collaborazioni sono cresciute.» Come nasce l’album ‘Colours’? Parlaci del tuo splendido disco… «Il mio disco esce dalla mia esperienza, ormai consolidata, in Svezia e dal mio amore verso questa terra e una cera idea di jazz, in parte legata all’uso delle melodie e delle atmosfere. I colori rappresentano le diverse emozioni, le mie, ma ognuno può vederci i propri ricordi, proiezioni, è una sorta di viaggio all’interno del quale le emozioni ci trasformano. Il video clip di lancio, il cartone di animazione di Camilla Giunta, lo illustra bene, i protagonisti “fenicotteri” cambiando colore e finiscono il loro viaggio in acqua, psicologicamente il simbolo primo delle emozioni e del nostro inconscio.-taglio2- Nei brani ho cercato di giocare soprattutto con il suono, le diverse atmosfere, i timbri dei vari strumenti e l’arrangiamento degli stessi, all’interno di composizioni che sono dei viaggi, si sa dove si parte, ma non dove si arriva. Eccellenti i miei musicisti sono riusciti ad interpretare quello che avevo in mente.» Spesso ami cambiare formazione della band… Come scegli i tuoi musicisti ed i base a quale criterio… È forse dovuto al tuo tipo di progetto? «Si, cambio spesso formazione, questo credo sia dovuto alla mia voglia di ricerca e trasformazione continua, anche su me stessa. Per me è fondamentale con chi suono, perché condiziona tantissimo anche il mio modo di suonare, io sono una batterista di feeling ed interplay. Per questo, il rischio di suonare con le stesse formazioni, mi spaventa un po’, se da una parte ci si conosce al meglio, dall’altro (almeno nel mio modo di essere), rischia di limitarmi e non ispirarmi. Scelgo i nuovi musicisti soprattutto per il suono, non per le capacità tecniche e i virtuosismi, ma per la capacità di creare dinamiche, atmosfere e situazioni differenti. Non mi interessa avere musicisti famosi o bravissimi, ma che siano aperti mentalmente e attenti ad ascoltare, non autoreferenziali, ma desiderosi di far riuscire bene l’insieme e non solo la personale prestazione.» Il tuo futuro dove ti porta? «Se devo essere onesta… è un momento un po’ confuso sul mio futuro, ma la mia frase è ‘la confusione genera creatività’. Quello di cui sono sicura, è il voler continuare sulla strada europea. Voglio inoltre creare una formazione più piccola, il mio trio, o addirittura un progetto da solista con batteria e musica elettronica. Per ora ho a giugno la collaborazione in Italia con una pianista tedesca e in ottobre si riparte con Colours dallo ‘Stockholm Jazz Festival’. Vedremo. Non ho paura dei momenti di ridefinizione.»





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