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Arte itinerante

di Yvonne Carbonaro

Numero 239 - Aprile 2023

Matteo Mauriello in “Di Giacomo e le canzoni ritrovate” al Teatro Cerca Casa


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Matteo Mauriello è artista di spettacolo di grande talento oltre che figlio d’arte, cresciuto a canto e musica dal celebre padre Giovanni Mauriello, e che conta già su un nutrito curriculum di partecipazioni teatrali.-taglio- Alla ricerca di una formazione sempre più approfondita e completa, è prossimo a diplomarsi presso il Conservatorio Statale di Benevento “Nicola Sala”, dove ha seguito il corso, presente solo nel conservatorio sannita, di "Canto per la canzone classica napoletana" del M° Luigi Ottaiano, che ha scovato un notevole numero di testi di Salvatore Di Giacomo finiti nel dimenticatoio. Già, perché l’enorme patrimonio della canzone napoletana costituisce un serbatoio inesauribile di pezzi dimenticati o sconosciuti ai più. Gli allievi del suddetto corso, sotto la direzione del prof. Ottaiano, hanno studiato le canzoni in aula e poi le hanno eseguite. Con un nutrito numero di tali brani, Matteo Mauriello ha ricavato uno spettacolo estremamente godibile. Il filo conduttore è formato da un testo in prosa, appositamente scritto da Antonio Mocciola, che racconta di un cantante-poeta, grande ammiratore di Di Giacomo, che invano anela ad incontrarlo e che canta in un locale le canzoni dell’amato maestro. Mauriello, con espressività e grande padronanza della scena, impersona il cantante-poeta e interpreta con voce calda e possente le canzoni appassionate oppure con grande vivacità quelle spiritose. Una serie di pezzi che è un piacere ascoltare e conoscere: “Lassame sta; Tiritì tiritommolà; A testa d’aruta; Io pe’ tte moro; Barcarola: Tarantella scura; Aurora dint’’o specchio; A nuvena; Oje pettene; Canzone mbriaca>. In perfetta sintonia l’accompagnamento al piano del M° Luigi Tirozzi, che durante i recitativi propone come sottofondo motivi delle composizioni di Di Giacomo più note. -taglio2-Chi vi ha assistito ha potuto godere, oltre che della piacevolezza dello spettacolo, della scoperta di un Di Giacomo insolito, autore anche di testi divertenti e maliziosi come: “Tirití-tiritómmolá!” <Sta cantina è bella e bona/ma è cchiù meglio la patrona:/La patrona tene na…/E tirití-tiritómmolá!/Tene n’aria ‘e na riggina,/na manélla janca e fina…> musicata da Vincenzo Valente. Oppure liricamente evocativi come “'Oje pettene”: <Oje péttene ca piéttene ‘e ttrezze ’e Carulina, damme nu sfizio, scíppala, scíppala na matina E tu specchio addó’ lùceno chill’uocchie addó’ cantanno ride e se ’mmira, appánnete quanno se sta ammiranno…>. È un canto a dispetto in cui l’innamorato si rivolge al pettine che pettina le trecce della donna perché la graffi; allo specchio dove luccicano i suoi occhi perché si appanni mentre lei si rimira; alle lenzuola dove si stendono le sue carni gentili perché la pungano; alle piantine del suo balcone perché si facciano trovare secche... ma nulla di tutto ciò accade e lei, infame, si fa sempre più bella. Sarebbe questa una prima stesura di “'E trezze 'e Carulina” musicata poi da Gambardella. Lo spettacolo, che rientra nel cartellone 2023 del Teatro Cerca Casa, si è svolto presso il Salotto Santanelli per due lunedì consecutivi, giacché dopo il pienone del primo lunedì, per la grande richiesta è stato replicato la settimana successiva ed è stato concluso con la notissima e frizzante “’E spingule francese” della quale a gran voce sono stati richiesti più bis.





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