Con il suo cortometraggio “I Am Banksy” sta avendo un grande successo in tutto il mondo. Parliamo di Samantha Casella, regista con la passione per l'arte
Quello dei cortometraggio è un mondo affascinante, ricco di piccoli gioielli tutti da vedere. Uno di questi è “I Am Banksy” di Samantha Casella, opera dedicata all'artista cult, massimo esponente della street-art e simbolo di una generazione, la cui identità rimane ancora oggi misteriosa. Protagonista è Marco Iannitello, nei panni di un giornalista spregiudicato e arrivista, disposto a tutto pur di scoprire l’identità di Banksy. Saranno un ex componente della prima “banda di strada” di Banksy, un professore che sostiene di aver avuto come allievo il leggendario artista, un improponibile “socio” che ha pagato sulla sua pelle l’avventurosa esperienza e un gallerista sornione ad avvicinarlo alla soluzione dell’enigma. Ormai incastrato in un vortice dove verità e menzogna si confondono tra loro, ignaro dei segnali di pericolo emersi lungo il cammino, la discesa negli inferi del protagonista si conclude alla corte di Anubi. Nel cast anche Caterina Silva, Diego Verdegiglio, Roberto Rizzoni, Mirko Ciociari e Matteo Fiori. Noi abbiamo fatto quattro chiacchiere con la talentuosa regista Samantha Casella.
Com'è nata l'idea di realizzare “I Am Banksy”? È un artista che ti affascina?
“Non posso dire che Banksy sia tra i miei artisti preferiti, ma indubbiamente il mistero che lo avvolge emana un forte fascino. L’idea è nata da un discorso come tanti, durante una serata tra amici. In questo caso, qualcuno ha posto una domanda molto semplice: secondo voi, chi è Banksy? Al che ognuno ha detto la sua, ma l’ipotesi più interessante, al limite dell’inquietante, è stata quella di ipotizzare che Banksy potesse essere chiunque al punto da, per paradosso, non esistere nemmeno un vero e proprio Banksy. Insomma, che Banksy fosse il frutto di un 'sistema'.”-taglio-
Quelle che vengono poste all'interno del cortometraggio sono teorie nate da ricerche o frutto di fiction?
“Fiction al 100%, anche se, per dare un minimo di credibilità all’ossessione del protagonista del cortometraggio, ho dovuto fare ricerche e da esse è emerso come la figura di Banksy sia enigmatica e di come tutto ciò che lo riguardi induca le persone a ricorrere alla cosiddetta 'sospensione dell’incredulità', ossia di ignorare tutto ciò che è illogico che lo riguarda per lasciarsi catturare dalla sua storia.”
Il corto sta girando per festival in tutto il mondo, giusto?
“Sì, il 26 marzo 'I Am Banksy' ha avuto la sua prima al Chinese Theatre di Los Angeles (un luogo suggestivo e denso di storia, sulla Hollywood Boulevard) durante il Golden State Film Festival. Sempre a Los Angeles, il 24 agosto, saremo al Los Angeles Independent Film Festival, così come sono stata contattata per partecipare, al Olympus Film Festival. Siamo in attesa di risposte da molti altri Festival, ma teoricamente sì, dovremmo riuscire a far girare il cortometraggio in diversi posti.”
Quando è difficile trovare una forma di distribuzione per i cortometraggi? Che strada vorresti percorrere con “I Am Bansky”?
“Eccetto rarissimi casi, alla stragrande maggioranza dei prodotti, compreso 'I Am Banksy', non rimane che affidarsi all’iter dei Festival, magari con la speranza di vendere in un secondo momento il lavoro a qualche piattaforma.”
Cosa pensi delle piattaforme streaming?
“Quando si parla di cinema, una sala è ancora il luogo per-taglio2- eccellenza, ma allo stesso tempo ritengo sia un po’ limitante ed estremamente ingiusto demonizzare lo streaming. Come in quasi ogni settore, anche il cinema si sta adeguando ai tempi, che inevitabilmente cambiano, penso sia solo necessario trovare il giusto compromesso.”
Ci parli del tuo mondo registico, in cui convivono le passioni per il cinema e l'arte?
“Sono stata fortunata perché i miei genitori mi hanno permesso di dedicare tempo a tre passioni: l’arte, la letteratura e il cinema. Ad avvicinarmi al cinema è stato Ingmar Bergman e nel tempo sono rimasta sedotta da Kieslowski, Lynch, Tarantino, Kubrick e Terrence Malick. Credo che le passioni possano dire molto di noi, del nostro percorso: ad esempio in letteratura da ragazzina amavo Dostoevskij, poi nel tempo sono passata dall’universo russo a quello americano. Per l’arte vale la stessa cosa, anche se la lista rischierebbe di allungarsi a dismisura, pur avendo in Goya, Dalì e Schiele dei veri e propri modelli.”
Prossimi progetti?
“Da anni la Mood Film ha in mano una mia sceneggiatura scritta con Enrico Saccà. Ora come ora però non pare essere una priorità del produttore. Per questo ho iniziato a sviluppare la sceneggiatura di un film che ha come protagonista un uomo che ha perso la memoria. Come alternativa sto anche adattando 'I Am Banksy' a una versione per un film. Allo stesso tempo, scrivo un soggetto per una serie TV, ma è ancora in fase embrionale. Spero che almeno qualcosa vedrà la luce.”