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Andrea Sannino

di Teresa Pugliese

Numero 241 - Giugno 2023

Il bravissimo cantautore ci presenta “Mosaico”, il suo nuovo ed innovativo progetto discografico previsto in due uscite


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Lo abbiamo conosciuto nel momento più buio di questi anni, con la sua “Abbracciame”, in piena pandemia ci ha ridato speranza, ci ha regalato tenerezza e commozione. -taglio- Oggi, Andrea Sannino ci restituisce i colori della sua nuova musica grazie a “Mosaico”, progetto discografico diviso in due parti, la prima in uscita ad aprile, mentre la seconda prevista per novembre. Un disco fatto di ricordi, viaggi, amore, storie di vita e momenti poetici. Prodotto dallo stesso Andrea Sannino e Mauro Spenillo, che ha curato anche gli arrangiamenti, il disco prevede la partecipazione di grandi nomi della musica italiana come: Mario Biondi, Franco Ricciardi, Gigi Finizio, Clementino. Emozioni, poesia, nuove sperimentazioni che raccontano nuove consapevolezze e voglia di ricominciare. Cantante, attore e autore, questo talento tutto partenopeo ha spaziato negli anni dal teatro alla musica, dai live al cinema ed oggi Andrea si è raccontato a cuore aperto in esclusiva a noi di Albatros Magazine. Mosaico è l’insieme dei pezzi della tua vita musicale e personale. Da bravo artigiano, come hai fatto a mettere insieme tutti i momenti della tua carriera? “Esatto è così. Semplicemente non ho voluto scegliere, questo perché Mosaico è un progetto vario e colorato, composto da tanti tasselli, ognuno con le sue sfumature e i suoi colori. Sono stati anni particolari questi, ed ho vissuto emozioni altalenanti. Questa cosa ha influenzato anche la mia creatività. Così, sono nate canzoni e generi che forse nei miei primi due album non avevo mai provato. Piuttosto che seguire un filo logico forzato ho preferito cambiare strada.” Ed infatti sono tante le influenze musicali e le sperimentazioni che hai messo in atto in questo album vero? “In termini di sperimentazioni questo è l’album nel quale ho osato di più, diciamo così. È stato fatto un grande lavoro sui suoni, sulle stesure, sulle scritture, ci sono brani che non hanno la solita struttura della canzone italiana composta da strofe e ritornello. Diciamo che ha vinto l’istinto in questo disco. Ogni brano così come usciva veniva concluso senza influenze, soprattutto delle logiche di mercato. Ho voluto assaporare tanti gusti insieme. Anche la scelta dei duetti, infatti, è molto varia: passo dall’urban di Franco Licciardi al rap di Clementino a Mario Biondi, artista internazionale che non canta in napoletano ma in inglese, per arrivare infine alla melodia di Gigi Finizio.” A proposito dei duetti, si percepisce un incontro di anime e si sente l’empatia non solo artistica ma personale tra te e questi grandi artisti, e così? “Non posso fare altro che confermare quello che dici, effettivamente è così. I più attenti noteranno che io ho rinnegato la parola inglese feet per utilizzare invece la parola italiana “con” che ha un significato forte per me, vuol dire collaborazione, vuol dire vestire i panni dell’altro ed è stato esattamente così. Quasi con tutti la canzone è stata scritta insieme ed ognuno si è rispecchiato in quello che cantava l’altro e viceversa.” Sei uno dei più importanti esponenti della nuova generazione della tradizione della musica italiana. Senti sulle tue spalle il peso di un’eredità così importante?-taglio2- “Assolutamente sì. Credo che oggi però manchi il coraggio, spesso gli artisti cercano il successo facile attraverso un trend, un ritornello orecchiabile. Rinnovare, osare, mantenendo la tradizione credo sia la scelta giusta. Anche perché credo che il napoletano sia una lingua vera e propria, così come lo è l’italiano e per questo credo che vada onorata e rispettata.” Sei diventato famoso grazie ad “Abbracciame”. Ti senti un po' troppo legato e questa canzone, ti da fastidio essere identificato sempre tramite questa melodia? “Sono sincero: in realtà no. È meglio avere una canzone talmente popolare che possa portare al rischio di essere un peso, che avere tante mezze canzoni che tra cinque anni la gente non ricorderà più. “Abbracciame” è una melodia che continuerà sicuramente a vivere, questo me lo auguro. E quello che spetta a chi ha indovinato un successo, anche se è sempre il pubblico a decidere. Questa canzone è uscita nel 2015, e se dopo otto anni ha ancora questo successo vuol dire che ho fatto qualcosa di bello. Per me non sarà mai un peso, benedico il giorno che nata, e se la gente identifica me con questa canzone ben venga, ne sono felice, è il mio biglietto da visita.” Sei anche la voce che accompagna le nostre domeniche avendo scritto “Un giorno eccezionale” sigla di “Domenica In” contenitore televisivo condotto da Mara Venier. Che rapporto hai con lei e quanto è stata importante per la tua carriera? “Incontrare Mara è stata una fortuna, è arrivata in un momento particolare e cioè quando era famosa la mia canzone (Arracciame ndr) e forse meno io. In questi anni nei quali condiviso tante altre canzoni, sino ad arrivare alla sigla del suo programma, che mi onoro di avere scritto e cantato insieme a Franco Licciardi e Antonio e Mauro Spenillo. Mosaico è composto anche da una parte di tasselli messi dalla stessa Mara, anzi credo che l’incontro con lei abbia dato in qualche modo vita a questo doppio album, questo perché se la gente inizia ad accorgersi di te e a stimarti i dischi aumentano non si diminuiscono.” Hai parlato ancora una volta di tasselli, di musica, di vita. Quale colore daresti allora a questi tuoi anni di carriera? “Ti rispondo dicendo probabilmente che è per questo che ho scelto il mosaico. Perché io non te lo so dire qual è il colore che ha contraddistinto fin qui la mia musica. Sono stati anni talmente forti, talmente incredibili, inimmaginabili che non si possono descrivere. Penso alla felicità ed ai colori vividi che può darmi la vittoria dello scudetto del Napoli, al grigiore della guerra che abbiamo dietro l’angolo. Questo mondo mi fa temere, soprattutto per il futuro dei miei figli, ed è per loro che scrivo e canto, raccontando la verità, soprattutto la speranza di poter cambiare quelle sfumature che poi tanto non ci piacciono.”





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