Giuseppe Pellizza da Volpedo: l’artista ottocentesco che fonde armoniosamente i valori riferiti all'antica civiltà classica alla moderna consapevolezza dei propri diritti civili
Centocinquanta anni fa, nel 1868, a Volpedo, in Piemonte, nasceva Giuseppe Pellizza, figlio di una benestante famiglia di agricoltori. Giuseppe, che poi aggiunse al suo cognome quello del paese di origine, è un pittore conosciuto dai più soprattutto per il grande quadro: “Il quarto stato”, un’enorme tela dai colori terragni e neutri, raffigurante una folla di persone in cammino, con tre personaggi, due uomini e una donna, che porta in braccio un bambino poco più che neonato, che guidano la marcia, una marcia di lavoratori: operai, contadini. Un tema nuovo, raccontato con veemenza in quell’andamento compatto e quasi travolgente, di un mondo misconosciuto. -taglio-La formazione artistica e culturale di Pellizza è stata molto vasta e approfondita. Frequentò Brera a Milano, ma insoddisfatto andò a Roma. Neanche l’Accademia romana di San Luca lo soddisfò e andò a Firenze dove all’Accademia fu allievo di Giovanni Fattori, uno dei massimi esponenti dei Macchiaioli. Frequentò anche vari artisti nelle varie città. Per l’Italia l’Ottocento non è un secolo di grande splendore artistico, è a Parigi che si è spostato il cuore dell’Arte e delle nuove idee ed il Movimento dei Macchiaioli è quello che nel nostro Paese cerca di combattere contro il classicismo, ormai vuoto di qualsiasi significato, che nelle Accademie e nel gusto dei più la fa da padrone. Pellizza è alla ricerca di nuovi modi espressivi e di nuovi contenuti e si interessa al Post-Impressionismo poi al Divisionismo e al Puntillismo ed anche al Realismo di Courbet. Pellizza dipinge paesaggi, ma è insoddisfatto e riprende ancora gli studi in altre Scuole, va anche a Parigi. Avvicinatosi alle idee socialiste e inizia a dipingere “Il -taglio2-quarto stato” e ci mette dieci anni per realizzarlo e quando lo espone a Torino non riscuote il successo che sperava. Deluso riprende a dipingere paesaggi e vita quotidiana di un mondo contadino e semplice riuscendo a riscuotere un discreto successo. Sposatosi nel ’92 con una ragazza del suo paese, quando questa muore nel 1907, Pellizza entra in una forte crisi depressiva che lo spinge al suicidio poco tempo dopo, non ha nemmeno quarant’anni. Si interrompe così una carriera artistica che forse avrebbe potuto riservare grosse sorprese, perché Pellizza aveva talento ed è un peccato che il suo nome per i più sia quasi esclusivamente associato al grande quadro del Museo d’Arte Moderna di Milano “Il quarto stato”, opera indubbiamente imponente, impegnata, di certo impatto visivo, ma sono tante le opere molto belle dell’artista. Composizioni più modeste per dimensione e personaggi, ma di impatto luminoso, in una ricerca pittorica che porta in campo le sue vaste esperienze artistiche.