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ALBA ROHRWACHER

Fuori dagli schemi

di Gaetano Magliano

Numero 254 - Ottobre 2024

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Non vediamo l’ora di guardare la nuova stagione de “L’amica geniale” che promette tanti colpi di scena per le due protagoniste, noi di Albatros abbiamo incontrato Elena…


Dall’11 Novembre – finalmente - ritorna sulla Rai “L’amica geniale” serie tv tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante giunta alla sua quarta stagione. -taglio-Per questa nuova stagione ci ritroviamo catapultati nella Napoli degli anni ’80, un decennio turbolento e ricco di caos segnato da profondi cambiamenti culturali e politici. La protagonista Elena, interpretata da Alba Rohrwacher, è tornata nel capoluogo campano dopo essere diventata una scrittrice di successo e sarà proprio nella sua città che dovrà affrontare numerosi cambiamenti. La prova attoriale della Rohrwacher è stata incredibile, infatti tutti gli addetti ai lavori che hanno guardato la serie in anteprima sono d’accordo nel dire che non poteva esserci attrice migliore per interpretare questo ruolo. Noi di Albatros l’abbiamo incontrata in esclusiva alla prima napoletana. Il pubblico non aspetta altro che l’arrivo delle nuove puntate de “L’amica geniale” com’è andata stavolta? E secondo lei qual è il successo di questa serie? “’L’amica geniale’ è la più lunga serialità che abbia mai affrontato su un set da quando ho iniziato a recitare. Una cosa che percepisco al tempo stesso affascinante e inquietante, ma soprattutto, ecco sì, alienante. In ogni film sei rapito dal ruolo e dagli stati d’animo che il personaggio attraversa e in ogni film si crea una bolla, uno spazio con dei suoi codici, una realtà staccata dal reale. Fa parte dell’esperienza. In questo caso, partecipando a una serie così intensa, lo stato d’animo si amplifica: vivere per quasi dodici mesi questa condizione la dilata, ne cancella il confine e ti porta a confonderti: chi sei tu? Chi è il personaggio che metti in scena? E ora che lo conosci così a fondo, conosci veramente ancora te stesso? È una confusione inebriante, ma anche faticosa perché la tua vita, le tue relazioni e i tuoi amici si trasformano in una parentesi. Il successo dei romanzi prima e della serie poi sta proprio in questo, le persone si identificano talmente tanto con i personaggi che sentono il bisogno di sapere come va a finire la loro storia, creando così una sorta di dipendenza positiva.” Anche lei, come il personaggio che interpreta, è stata una ragazza ribelle che poi alla fine ce l’ha fatta… cosa ricorda dell’inizio? “Penso di ricordare tutto, ma soprattutto ricordo come mi sentivo. Consideri che io un bel giorno sono rientrata a casa e ho detto ai miei genitori che avrei detto addio a tutte le mie aspirazioni da medico per studiare per fare l’attrice. Così mi sono diplomata al Centro Sperimentale dove adesso sono parte del corpo docente, ma di quegli anni ricordo la totale libertà creativa che mi ha letteralmente cambiato la vita e mi ha reso una persona molto aperta nel modo di pensare e vivere. Ogni giorno provo a trasmettere proprio questo ai miei studenti che troppo spesso si ingabbiano in paure e timore che nemmeno esistono. Recitare ti da la possibilità di cambiare sempre la tua vita, di conoscere sempre nuovi punti di vista e di esplorare dentro te stesso.” Lei ha dichiarato che quando decide di prendere parte ad un progetto, il legame con questo diventa viscerale: ci spieghi meglio… “Sì, con questo non voglio dire che l’aderenza a una storia annulla ciò che sono, questo no, ma non riesco a scegliere un progetto se so di non potermici perdere dentro o se sospetto che non mi corrisponda. È la ragione per la quale mi è molto difficile accettare su due piedi una proposta: quando sposo un progetto, quella cosa diventa una parte della mia vita e la mia vita una parte di quella cosa. Non so se esista un modo giusto o sbagliato di fare il mio mestiere, a me viene solo così. -taglio2- In passato mi è capitato di sbagliare progetto o di spendere male il mio entusiasmo ed è stata una sofferenza. La mia unica ambizione è sempre stata non subire il mio lavoro, ma appartenergli. Quando accade non fatico, sono vitale, sento di dare e di ricevere in uno scambio bilanciato. A suo modo, un miracolo.” Lei è stata anche in concorso a Venezia con “Hors-saison”, ci racconti qualcosa di più… “Sì, è la storia dell’incontro casuale tra due persone che quindici anni prima si erano amate e lasciate senza riuscire a dirsi le parole adatte. Non è un nuovo inizio, ma una nuova fine, forse perché le parole giuste non esistono o forse perché non vengono mai al momento in cui servirebbero. Quando ha letto il copione semplice e profondo, come le poesie che raccontano di un piccolo fiore e diventano apologhi universali, ho pensato che provare a riscrivere una storia d’amore avrebbe rappresentato una bellissima occasione.” Lei non ama definirsi in termini assoluti, ed ha dichiarato questa cosa molti anni fa quando non si parlava ancora della questione di genere, ad oggi pensa si siano fatti passi avanti? “Passi avanti sicuramente sono stati fatti, ma siamo ben lontani da quella che dovrebbe essere una coesistenza giusta e rispettosa per ogni parte coinvolta in questo dibattito. Io personalmente continuo a non volermi etichettare, ma ammetto di aver trovato un equilibrio che mi permette di vivere questa mia scelta molto serenamente. Infatti, cerco di partecipare molto alle attività che includono questo tipo di tematiche proprio per riuscire a trasmettere la serenità nei confronti di questa cosa. Il problema resta sempre lo stesso: l’Italia è un Paese all’apparenza moderno, ma in realtà siamo ancora molto legati alla visione tradizionale della famiglia, della donna e delle persone in generale. La speranza, però, non muore mai!”

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