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AIELLO

di Agnese Serrapica

Numero 220 - Maggio 2021

All’ultimo Festival ha certamente fatto parlare di sé, tra chi lo ha dato per “vincitore morale” e chi invece non gli ha risparmiato critiche, soprattutto rispetto alla sua prima interpretazione. Un peccato? “No, un punto di partenza…”


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Per il grande pubblico è semplicemente Aiello, l’artista che ha portato al successo brani di grande successo come “Arsenico”, disco di platino, e “Vienimi (a ballare)”, disco d‘oro.
All’anagrafe è Antonio Aiello,-taglio- trentacinquenne cosentino di nascita e romano di adozione, dal lupo della Sila alla lupa della capitale. È così fiero delle proprie origini da definirsi «orgogliosamente terrone», originario della meravigliosa Calabria, “un luogo spigoloso e ruvido”, a cui è però impossibile non rimanere profondamente legati: “Le radici sono importanti, oserei dire fondamentali, sono linfa e ispirazione, motivo di orgoglio e di ricerca, sono la mia fortuna”. Affamato di musica e parole, con la sua terra nel cuore, a un certo punto del suo percorso ha scelto di viaggiare per andare oltre, alla ricerca di ispirazioni e contaminazioni, spinto dall’’idea di mescolare colori e sapori diversi, in giro per il mondo. Con la speranza di ritornare presto a viaggiare”. Quello di Aiello è un viaggio tra pop, urban e sonorità latine e mediterranee, in cui si può riconoscere un’impronta forte e riconoscibile. Un’idea di contaminazione autentica e originale “nata dalla consapevolezza che si tratta di un esperimento divertente e di un’occasione per dare un messaggio importante agli altri, cioè che è bello far convivere cose diverse. un viaggio nelle mie esperienze musicali passate, schiaffi e abbracci e tanta voglia di raccontarsi senza filtro”. Il suo ultimo album, uscito il 12 marzo scorso subito dopo il festival di Sanremo, si intitola “Meridionale”, perché “mi andava di dedicarlo alla terra che mi ha dato la voce, una terra con tante ombre ma molto bella e generosa, con il suo mare e i sapori forti, accogliente. Volevo accendere una luce su una terra di cui si parla spesso in negativo e non è un dualismo tra Nord e Sud; il meridione appartiene a tutti. In questo disco ci sono pop, r’n’b, clubbing, flamenco, street, urban e anche un tocco di classic: è una mescolanza di colori diversi che siamo riusciti a tenere insieme. Ho fatto il massimo che potevo con questo mix che non è artificioso anzi, a me viene naturale. Forse questo mi arriva proprio dalla mia terra, che nella storia è stata soggetta a colonizzazioni diverse; ho voluto rispettare questo discorso culturale e raccontarlo in modo contemporaneo, con il linguaggio della musica. Ho fatto un lavoro di onestà e trasparenza.” Sul palco dell’Ariston ha portato la canzone "Ora", un brano quasi terapeutico, scritto per disintossicarsi da una storia d’amore e ammettere tutte le sue colpe. Un brano viscerale, arrabbiato, forte e intenso che racconta la storia di un ragazzo che senza filtri né pudori dichiara i propri errori d’amore, e nel mentre ricorda un sesso speciale e liberatorio, tossico ma quasi curativo, sicuramente indimenticabile, che ha definito ibuprofene. -taglio2- La sua prima performance, quella della serata d’apertura, è diventata virale sul web per il suo strabordare emotivo, divenuto in tempi brevissimi oggetto di meme e gif cliccatissimi. La sua interpretazione è stata passionale e straripante, un’esplosione di emozioni. “Non era affatto una canzone semplice, sia a livello di canto sia a livello di condivisione. Quasi un urlo di dolore. Ma quello che conta è la canzone e quello che ne resta alle persone”. La canzone è entrata in breve tempo nel cuore di tante persone. “Sono per fortuna una persona imperfetta, quel palco ha fatto tremare i giganti e anche me, senza considerare la platea vuota. L'ho urlata? Pazienza, va bene così, per me questa canzone ha un significato enorme, mi è costato molto scriverla e cantarla su quel palco è molto difficile. Comunque in generale preferisco l'imperfezione che stravolge il petto e non la perfezione che lascia indifferente. Chi mi ha visto ha capito che non sono fatto per le cose finte, sono vero e verace. Il mio bilancio è assolutamente positivo. Per me è stata un’occasione per bussare a cuori nuovi e mi sono state aperte molte porte”. Gli artisti che quest’anno si sono esibiti all’Ariston hanno superato una prova molto difficile, hanno dovuto colmare qualcosa di incolmabile, dovendo fare a meno del pubblico in sala, del calore e degli applausi dal vivo. Oltre che contaminazione, la sua musica è continua sperimentazione di suoni, di parole mai scontate ma dirette, autentiche, un insieme di linee melodiche che nascono da un bisogno viscerale segnato da una sottile e spiccata vena nostalgica. Nelle note di Aiello, la malinconia è uno stato d’animo trasversale alle canzoni, un sentimento che comunque non rattrista mai, ma ricarica, rigenera, e “ti lancia come un razzo tra le stelle”. Considerato un sex-symbol dalle donne, è un modello per tanti giovani che lo seguono, e a cui consiglia di ascoltare il proprio tipo di vocazione, il tipo di spinta e il tipo di sogno che si ha dentro. “Se la fiamma è grande nessuno può spegnerla, il messaggio è quello di andare sempre dritti per la propria strada, di non lasciarsi abbattere o scalfire dalle delusioni, bensì di trarne sempre insegnamento». Mai fermarsi, insomma. Per il suo prossimo tour, attualmente in programma per ottobre, il caloroso pubblico di Aiello è già in trepidazione, la stessa che ha lui di rivivere uno spettacolo musicale dal vivo. E allora sì che sarà una grande festa per tutti, un’emozione da urlare a squarciagola.





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