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Acustic Jazz

di Antonino Ianniello

Numero 222 - Luglio-Agosto 2021

Un lavoro coinvolgente, dalle forme e dal sound tondeggiante e senza spigoli quello dei Soul Mutation


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Tempo fa, girando e smanettando sulle piattaforme musicali, per poi approfondirli nel sound, ascoltandoli poi su emittenti radio, scoprii un lavoro di un gruppo bergamasco. ‘Soul Mutation’ il loro nome, con Martha J.(vocalist) e Francesco Chebat (ottimo pianista dalle doti eccezionali).-taglio- ‘Times are changing’ fu un album che, all’epoca, mi colpì sin dalle prime note e si trattava di un lavoro che definii di chiara matrice ‘sperimental-urban jazz.’ Come mio solito, ascoltai l’intero album fisico con estrema attenzione restandone letteralmente folgorato. Per la seconda volta! Quel trio poneva alla base di quel progetto, la continua ricerca di nuove frontiere e di nuovi suoni. Tutte cose che sono caratteristiche di ogni buon musicista. Martha J. e Francesco Chebat oggi, a distanza anche di qualche anno scelgono di passare ad una forma di jazz acustico, proponendo un nuovo album in quartetto ‘Martha J. & Chebat Quartet Plays the Beatles’. Il duo bergamasco torna al jazz acustico con un lavoro dedicato ai Favolosi Quattro di Liverpool e pubblicano il loro nuovo album registrato live in studio. In questo nuovo lavoro, Martha e Chebat propongono una selezione di canzoni dei ‘Fab Four’, arrangiate in chiave jazz e suonate con Roberto Piccolo al contrabbasso e Gionata Giardina alla batteria. L’album è disponibile su ‘Band Camp’ in versione vinile e chiavetta USB. Come mai questo ritorno al jazz acustico? «Francesco e io siamo partiti nel 2008 con due album in cui suonavamo jazz standards, con un quartetto acustico. In seguito, con la stessa formazione acustica, abbiamo realizzato altri due album, ed in uno di questi: ‘Dance Your Way to Heaven’, abbiamo iniziato a comporre brani originali. Poi, quasi casualmente, Francesco ha iniziato ad utilizzare le tastiere e il piano elettrico, al posto del pianoforte: il quartetto è diventato un trio in cui Francesco suonava anche la parte del bassista. Da queste esperienze live è nato il progetto ‘The Soul Mutation’, in cui abbiamo continuato a scrivere brani nostri e abbiamo sperimentato con sonorità elettriche e ritmiche più aggressive e tempi dispari, abbandonando lo swing e avvicinandoci a un jazz più contemporaneo. Nel 2013 usciva l’album ‘Mehliana’ di Brad Mehldau e Mark Guliana ed al Blue Note di Milano Mehldau passa al Fender Rhodes e ad una batteria di sintetizzatori vintage per collaborare con il famoso batterista Mark Guliana in un duo nuovo di zecca. Lì nessuna composizione ma improvvisazione pura, questa è la quintessenza del loro progetto.-taglio2- Sicuramente questo lavoro ha rafforzato il nostro processo creativo che credo si senta nell’album ‘Times Are Changing’.» Ma non basta … «Meno evidente, è l’altro filone che stavamo esplorando: quello di musicisti come ad esempio Esbjorn Svensson e il suo trio. Ed è proprio da questo secondo ambito jazzistico che deriva la nostra evoluzione espressa con il nuovo album ‘Plays the Beatles’ dove abbandoniamo i suoni elettrici, ma ci siamo portati dietro tutti gli elementi strutturali musicali dell’esperienza ‘The Soul Mutation’: l’abbandono dello swing a favore del groove, la riarmonizzazione più contemporanea dei brani, la vocalità e l’impronta improvvisativa sempre più lontana dalla tradizione e l’uso di tempi dispari. In pratica, è cambiato il "vestito", ma la persona dentro è sempre la stessa.» Chebat racconta che avrebbero voluto fare una registrazione che catturasse il più possibile tutte le sfumature e l’interplay di un’esibizione dal vivo ed hanno registrato tutti insieme nella stessa stanza, proprio come si faceva ai vecchi tempi. Il video della registrazione è disponibile su You Tube. Detto molto sinceramente, il lavoro risulta certamente carino ma non saprei affermare se questo ritorno all’acustico, dopo una grandiosa esperienza elettrica, possa far svoltare definitivamente il gruppo. Personalmente credo che la critica debba puntare a cercare di far migliorare l’artista … anche se questi, poi, deve essere chi - definitivamente - decide di scegliere cosa fare. Per quello che mi riguarda devo dire ancora che ‘Times are changing’ è ancora il miglior esperimento e prodotto dei due artisti. Un album che, però, ha riscontrato una critica molto contraddittoria: ‘ … album troppo jazz’ (cosa vorrà significare …) oppure ‘ … sì ma è un album troppo poco jazz’. Chiederei, a questo punto cosa possa essere il jazz, ovviamente. Ma ognuno ha la sua risposta. La mia è che il ‘jazz è libertà d’espressione e di democrazia’ … anche se amo i due musicisti in versione elettronica. Il nuovo album ‘Martha J. & Chebat Quartet Plays the Beatles’ credo di considerarla una buona tappa per il ‘duo-trio-quartet’ che di certo è in continua evoluzione. Il disco, appena disponibile, andrà comunque acquistato anche se prevedo un ritorno all’elettrico.





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