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A ritmo della tradizione

di Teresa Pugliese

Numero 228 - Marzo 2022

L’Orchestra Popolare del Saltarello presenta “Abruzzo” un album di cultura e sperimentazione


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“Abruzzo” è più che un disco. È un progetto con un’anima ed una storia che contiene radici e passione. Questo è quello che l’Orchestra Popolare del Saltarello si propone di donare alla tradizione musicale abruzzese e cioè una veste inedita, moderna e innovativa. Un disco composto da otto brani facenti parte del repertorio tradizionale abruzzese, che sono stati rielaborati in chiave moderna. -taglio-Questi ritmi hanno la capacità di catturare l’attenzione di tutti, soprattutto di quel pubblico non abituato a questo tipo di musica. I brani facenti parte del repertorio dell’orchestra Popolare Del Saltarello sono stati volutamente contaminati da diversi generi come il Jazz, Funk, Rap, Balkan, Pop ed Elettronico. Eseguiti ed interpretati da undici straordinari musicisti e un meraviglioso corpo di ballo che in viaggio per le vie d’Abbruzzo e di tutta Italia portano la tradizione in giro in un lungo viaggio di musica ed arte. Noi abbiamo parlato con Danilo Di Paolonicola, arrangiatore dell’Orchestra, fra i migliori fisarmonicisti e organettisti del panorama internazionale. Il vostro è un mondo “diverso”, quasi una rarità ormai ascoltare questo intreccio di mondi, quello della musica popolare che si miscela con il Jazz, il Funk, la Rap o l’Elettronica. Come nasce questa idea? “L’obiettivo principale era quello di far conoscere la musica popolare abruzzese a più persone possibili, soprattutto a chi non la conosce. È per questo che la mia idea di arrangiamento è abbastanza moderna. L’idea iniziale è stata quella di ripercorrere il tragitto dei “tratturi” che andava dall’Abbruzzo alla Puglia. Nella prima fase io ho utilizzato i ritmi che si incontrano lungo questo percorso che sono ovviamente i saltarelli, in Abbruzzo e in Molise ci sono le spallate, poi c’è la tammuriata, fino ad arrivare alla pizzica che tutti conoscono. Quindi in diversi brani ci sono questi ritmi. E poi ci sono altre sonorità contaminate da altri stili. Oltre a questo lavoro qui ci sono tre canzoni che sono arrangiate in maniera più moderna: un reggaeton, un funk e una dal ritmo balcanico.” Avete mai trovato ostacoli, magari da parte delle radio, o un po' di ritrosia o di pregiudizio nei confronti della vostra musica? “C’è sempre qualcuno che storce il naso. -taglio2-I così detti puristi del settore, però noi accontentiamo un po' tutti, perché di fatto poi dal vivo queste canzoni che sono sul disco spesso sono precedute dalla versione tradizionale che poi va a sfumare. Diamo modo agli appassionati della musica popolare di ritrovare il sound a cui sono abituati però poi siamo comunque una realtà capace di stare su palchi grandi. Abbiamo anche suonato al primo maggio a Roma in diretta Rai, abbiamo suonato alla Notte della Taranta e su tanti altri palchi dove c’era tanto pubblico e non puoi permetterti di esibirti e fare una cosa prettamente tradizionale perché le persone non la recepiscono tutti allo stesso modo.” È vero che l’idea del vostro album nasce proprio dai vostri live, che avete portato in giro in tutti questi anni? “Difatti abbiamo deciso di fare uscire il disco dopo diversi anni che abbiamo provati diversi modi di fare uscire questa musica. Questo disco è frutto di un lavoro che dura da anni, anche se poi per realizzarlo ci sono voluti solo pochi mesi. Diciamo che abbiamo fatto le prove sulle piazze, ci siamo guadagnati il posto che abbiamo adesso e se l’Orchestra Popolare d’Abruzzo rappresenta questa regione ne siamo orgogliosi. Avevamo voglia di far riscoprire ‘l’abbruzzesità’, di far ballare la gente, di nuovo. Tanti altri gruppi sono nati su questa nostra falsa riga.” Voi portate sul palco non solo la vostra musica ma anche il ballo. La vostra è arte e trecentosessanta gradi? “Il lavoro che è stato fatto è rendere le canzoni tutte ballabili. Anche in diversi stili. Abbiamo un corpo di ballo che rappresenta i brani, i balli popolari con vestiti e coreografie. Anche perché la musica popolare nasce proprio dal ballo.”





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